La cucina pop degli anni ’80

Insieme a Spaghetti alla puttanesca, Bucatini all’amatriciana, Farfalle al salmone e vodka, Fusilli con il tonno, Tortellini panna, prosciutto e piselli, e Spaghetti aglio, olio e peperoncino (che ancora chiamavamo per esteso, e non con l’acronimo AOP), le Penne all’arrabbiata erano uno dei primi piatti molto in voga negli anni ’80.
Non è che nei menu dei ristoranti di varianti ce ne fossero molte altre ancora. In sostanza, ad esclusione di qualche proposta più elaborata, riservata di solito alle grandi occasioni, fuori si mangiava esattamente quello che si mangiava a casa. Era davvero una cucina Pop, intesa come popular, nell’accezione più autentica, ma anche ipercalorica del termine.
In genere a quei tempi si stava comunque sul semplice in tutto, persino con i nomi. Il piatto non necessitava di troppe spiegazioni, poiché, citando gli ingredienti principali, si puntava dritti al sodo, e non bisognava così scervellarsi per indovinare cosa potesse arrivare a tavola.
Fateci caso, a parte qualche rara eccezione, peraltro le pietanze erano quasi sempre scritte al plurale, sicuro indice della generosità della porzione. Ai giorni nostri ha invece preso piede l’uso del singolare, che in effetti rende abbastanza bene l’idea di ciò che troveremo nel piatto. Però, forse per compensare le razioni minimal, i formati della pasta sono diventati al contrario giganti, vedi i vari fusillone, pennone, spaghettone…
Inoltre, a ogni tipologia di condimento, corrispondeva rigorosamente il suo specifico formato di pasta. Non si sgarrava, né men che meno si reinterpretava.

Pure in materia di antipasti non ci si discostava troppo da una manciata di proposte, denominatori comuni della stragrande maggioranza dei ristoranti, a partire dall’immancabile trionfo di Cocktail di gamberetti, servito sempre e tassativamente in bicchiere di vetro: un double Martini glass nei locali più ricercati, altrimenti una vecchia coppetta da champagne, in vetraccio spesso un dito e ormai in disuso, poiché per i brindisi si utilizzava invece la flûte.
Tra i secondi piatti primeggiavano il Filetto al pepe verde, nappato con un quintale di salsa a base di panna, senape e burro, le Scaloppine, queste ultime declinate in differenti versioni (al limone, al vino bianco, al Marsala, ai funghi, alla pizzaiola, e via dicendo), e la Robespierre, una sorta di tagliata sottile con l’aggiunta di una pioggia di scaglie di Parmigiano e una cascata di rucola. A tal proposito, va detto che, dopo essere stata pressoché ignorata nelle stagioni precedenti, questa pianta erbacea dall’inconfondibile gusto aromatico diventò improvvisamente di gran moda proprio negli anni ’80.
E come dessert? Andavano a nastro i golosissimi Profiteroles, l’elegante Meringata, la particolare Torta mimosa, ma alcuni tra i ristoratori più nostalgici proponevano anche le raffinate Crêpes suzettes, flambate alla lampada direttamente davanti al cliente.

Non era ancora di moda percorrere il sentiero dell’etnico. In pratica, a parte orridi involtini primavera, nuvole di drago e riso cantonese, delle cucine dal mondo non avevamo la più pallida idea. Ignoravamo pure l’esistenza di superfood come l’avocado oppure di spezie quali il coriandolo, che per noi era un sostantivo da declinare al plurale e tirare in abbondanza a Carnevale. Un tocco esotico veniva tuttalpiù concesso solo alle ricette di cucina internazionale, per le quali era d’obbligo l’uso della lingua francese, come nel caso dei Vol-au-vent, che poi, a voler guardare, di forestiero avevano soltanto il nome, essendo nient’altro che banalissimi salatini di sfoglia farciti.
Abbinamenti strani? Pochi, ma primeggiava su tutti il Risotto allo champagne, con fragole annesse, che riscosse da subito un notevole successo, forse poiché, dopo aver visto Nove settimane e mezzo al cinema, un po’ come le ostriche, si credeva fosse un binomio dall’eccezionale potere afrodisiaco.

Certo, tutta roba da nostalgici! Comunque, non so voi, ma io un bel piatto di Penne all’arrabbiata fatte come si deve, non le disdegno affatto, anzi le mangio sempre molto volentieri!

Fans degli eighties? Fate un viaggio nel passato, leggendo Erano bei tempi, un romanzo di amicizia e amore, ambientato a Forte dei Marmi in una calda estate al mare dei meravigliosi anni ’80.
Moda e modi di quell’epoca spensierata dove tutto sembrava a portata di mano, pronto per essere afferrato.


Valeria Laudi
Writer & Editor
Chef e Ricette